Collezione MASSIMO GUIDI (1959-2000)
LE CARTOLINE FOTOGRAFICHE (da L’archivio fotografico, Silvia Berselli e Laura Gasparini, Zanichelli Editore)
“Verso la fine del 1860 l’editoria della cartolina ebbe un notevole sviluppo grazie all’avvento dei procedimenti fotografici (negativo/positivo) e fotomeccanici, durato fino agli anni sessanta del xx secolo. Le cartoline, un cartoncino del formato 9x14 cm, erano stampate a contatto, ovvero per sovrapposizione del negativo sulla carta fotografica: per fare ciò si utilizzava un ‘torchietto’, consistente in una cornice di legno e in un vetro, sul quale si appoggiavano, nell’ordine, il negativo e la carta fotografica. Si effettuava l’esposizione alla luce solare o a gas, si sviluppava e si fissava.
Il torchietto di stampa manuale si trasformò in seguito in bromografo, un parallelepipedo di legno in cui era inglobata la sorgente luminosa e un cronometro per controllare il tempo di esposizione.
Verso la fine del 1950, la meccanizzazione del bromografo permise l’automatizzazione del processo di esposizione e di stampa. Fu introdotta la carta sensibile a rotolo. Le cartoline stampate su striscia erano tagliate singolarmente… I soggetti erano, per la maggior parte, vedute di città… Le didascalie erano realizzate sul negativo in fase di stampa risultando in positivo sul fototipo, oppure tipograficamente sia sul recto sia sul verso della cartolina insieme alle indicazioni dell’autore e dell’editore.
All’inizio del Novecento furono prodotte cartoline con procedimenti fotografici arricchiti con viraggi dal tono seppia, blu, verde… Verso gli anni Trenta furono prodotte cartoline colorate a mano: a pennello; a tampone, con l’ausilio di maschere corrispondenti alle zone di intervento. La produzione era seriale (a catena) e utilizzava perlopiù manodopera femminile”.
In questa collezione c’è la madre di tutte le fotografie, databile dal 1890 al 1905: quel Palazzo Saladini-Pilastri riprodotto in tante versioni e in bella mostra in tante case a Gambettola, perche è in quell’edificio che gli abitanti del Bosco si riconoscono.