Album dei ricordi GRAZIANO SPINOSI (1958)
Vent’anni quasi di fotografia, per ri/trovarsi.
Non c’è Gambettola, il suo paese d’adozione, se non occasionalmente. E’ invece una mappa degli affetti, secondo coordinate simili ad una architettura del cuore: ecco dunque i familiari, i parenti, i vicini di casa, soprattutto gli amici come Giancarlo, Massimo e ancora Massimo. E con loro quella schiera di gambettolesi che, potendo per primi negli anni settanta permettersi l’università, la Bologna di Arcangeli e di Umberto Eco, sono diventati per lui un punto di riferimento: Sandro Pascucci, Daniele Degli Angeli e a loro modo Luciano Comini, Luciano Canducci e Corrado Comini. Ritratti spesso con la propria moglie o compagna.
A loro volta tutti attorno alla figura nomade di Romeo Casalini, crocevia di smistamento di impulsi culturali nuovi.
Una fotografia dalla regia accurata, brevi sequenze filmiche. Tantissimi ritratti e autoritratti, frontali. Spesso sono travestimenti, alla ricerca di nuove identità e nuove forme, intrappolati come si era in codici ormai vecchi.
Vengono messi in scena con gli amici fidati piccoli carnevali privati che nel suo immaginario si affiancano al Carnevale pubblico, quello che sfila in primavera nel centro del paese, lungo corso Mazzini. Perché quanto più ci consegniamo ad una metamorfosi continua, tanto più ci possiamo ritrovare.
Gli studi di Graziano all’Accademia allargano i suoi confini sul piano storico ed estetico; ecco allora le fotografie a mò di quadretti, realizzati con amici, a riproporre la pittura di Piero della Francesca, Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, di Alberto Burri e Rothko, le sculture di Brancusi, Duchamp, Beuys e Kiefer.
E’ una prassi fotografica propiziatoria ad una ricerca artistica tutt’ora in corso.